Sandro_Boscaini_dettaglio cantina_CampoFiorin_1964Federico Girotto (2)MILANO (AIMnews.it) – Nel primo semestre Masi Agricola ha realizzato ricavi in linea con il 2016 a quota 29,2 milioni di euro, ma ha visto contrarsi l’ebitda del 16% a 6,7 milioni e l’utile netto del 9% a 2,5 milioni di euro. Ne abbiamo parlato con Sandro Boscaini, presidente della società, tra i leader italiani nella produzione di vini premium, e con Federico Girotto, amministratore delegato. “La tendenza è in miglioramento nel secondo trimestre rispetto al primo – spiegano ad aimnews.it – Le turbolenze sia sui mercati sia a livello di vigneti rendono complicata la crescita per quelle società che hanno un business basato su marchi premium, dato che da una parte occorre incrementare il livello della distribuzione e dall’altra, vista l’ampia diffusione di vini delle Venezie, dobbiamo puntare sempre più sui nostri marchi e la nostra unicità. Questo si riflette anche sui margini, a seguito delle spese per pubblicità e promozioni, senza contare la penuria dei contributi Ocm per la promozione all’estero del marchio, che ci penalizzerà quest’anno.

Sul lato patrimoniale si rileva un aumento di quasi 3 milioni di euro del capitale investito…
Esatto. È in gran parte attribuibile alle rimanenze, che a questo punto diventano un vero e proprio asset per un’azienda come la nostra. Consente di stemperare il rischio d’impresa sia per la parte che deriva dal “fattore meteo” sia per la parte commerciale. I quasi 2,7 milioni di euro di rimanenze si ripercuotono quindi sull’indebitamento finanziario netto, cresciuto a 10,1 milioni dai 6,6 di fine 2016.

Come procede il coordinamento con Canevel, l’azienda acquistata proprio un anno fa?
Stiamo lavorando sulla messa in atto delle sinergie più rilevanti tra i due marchi e società. Stiamo guardando anche ad altri scenario nel territorio delle Venezie, ma al momento non c’è nulla di concreto.

E i nuovi progetti di approccio al consumatore finale?
Prosegue il progetto “Masi Wine Experience”. Dopo le aperture degli wine shop e “vino e cucina” e il “Masi investor club” del 2016, abbiamo lanciato il “Masi Wine Discovery Museum”, un nuovo spazio nella nostra Tenuta Canova a Lazise. Si tratta di progetti che hanno un’ottima ricaduta, visto che le nostre vendite in Italia continuano ad aumentare in maniera importante. Alla fine del primo semestre 2017 siamo arrivati al 17,5% con 5,1 milioni di euro.

A giugno 2018 festeggerete i tre anni all’Aim: avete già un programma di massima per passare all’Mta?
Al momento non abbiamo progetti aperti in tal senso. Pensiamo che una transizione nella nostra situazione attuale non sia interessante. Lo diventerebbe se vi fosse un’occasione che consentisse, mediante un’emissione di capitale, di aumentare il flottante.

Emissione di nuove azioni o un bookbuilding?
La famiglia Boscaini non ha intenzione di vendere azioni, per cui il tutto potrebbe configurarsi come aumento di capitale per un’acquisizione importante. Tuttavia, ripeto, al momento non c’è nulla di concreto in vista.

Quindi per il momento l’M&A è accantonato?
Continuiamo a guardarci intorno nell’area delle Venezie, anche se non ci sono target concreti, al momento. Stiamo lavorando per mettere in atto le sinergie più rilevanti con Canevel e pianificando la sua espansione commerciale, facendo base sulla nostra rete distributiva estera, ma il processo richiede tempo, anche per aspetti burocratico-amministrativi, soprattutto nei Paesi con distribuzione monopolistica degli alcolici. Abbiamo ridefinito la parte di marketing dell’azienda, dal packaging alla stessa struttura e composizione della gamma, anche tramite il lancio di una seconda linea di prodotti (Casa Canevel) funzionale a presidiare la fascia ”bread & butter” del mercato di riferimento. Il Valdobbiadene DOCG rimane invece sempre la nostra prima proposta, tanto più ora che stiamo valutando accordi con partner esteri: in ogni caso puntiamo a tenere il posizionamento del marchio premium, quindi la nostra ottica non è certo solo l’aumento del fatturato a tutti i costi.